🔥I 3 problemi della Juventus ruotano ancora attorno a Vlahovic, impedendo al tecnico Spalletti di mantenere la calma e prendere una decisione che ha sconvolto tutti i tifosi.

La Juventus Football Club, una delle squadre italiane più leggendarie, si trova a un bivio nella stagione di Serie A 2025-26. La nomina di Luciano Spalletti ad allenatore a fine ottobre ha segnato un disperato tentativo di rinascita dopo un inizio deludente sotto la guida di Igor Tudor. Eppure, nonostante i primi segnali promettenti, i persistenti problemi incentrati sulla stella Dusan Vlahovic hanno messo a dura prova la rinomata compostezza di Spalletti.
Vlahovic, l’imponente attaccante serbo arrivato alla Juventus dalla Fiorentina nel gennaio 2022 per la cifra record di 80 milioni di euro più bonus, era un tempo considerato il futuro talismano del club. A 25 anni, vanta una prestanza fisica e una tecnica che potrebbero ancorare qualsiasi attacco. Tuttavia, a tre anni dal suo incarico, la sua integrazione ha vacillato, creando ondate di frustrazione in squadra e nella dirigenza.
Il primo grande problema riguarda l’incostante rendimento realizzativo di Vlahovic, che ha afflitto il ritmo offensivo della Juventus. La scorsa stagione ha segnato 15 gol in tutte le competizioni, sotto i suoi obiettivi attesi (xG) di un margine impressionante. In questa stagione, nonostante abbia segnato sei gol nei primi mesi, i suoi periodi di astinenza hanno lasciato la squadra senza punti nelle partite cruciali, costringendola a ricorrere a soluzioni improvvisate.

Spalletti, noto per i suoi fluidi moduli 4-3-3 che richiedono precisione agli attaccanti, ha pubblicamente elogiato l’etica del lavoro di Vlahovic, ma in privato ha espresso esasperazione per queste mancanze. In una recente conferenza stampa prima della sfida di Champions League con lo Sporting CP, l’esperto allenatore ha ammesso: “Dusan combatte duramente, ma abbiamo bisogno di quel killer instinct in ogni partita”.
A complicare ulteriormente la situazione c’è il secondo problema: la situazione di stallo contrattuale di Vlahovic, che incombe come una nuvola oscura sulla pianificazione finanziaria del club. Con un guadagno di 12 milioni di euro netti a stagione, il più alto in Serie A, il suo contratto scade a giugno 2026. Le trattative per un prolungamento si sono arenate la scorsa estate, con Vlahovic che ha respinto le proposte di dimezzare il suo stipendio a causa dei vincoli del Fair Play Finanziario della Juventus.
Il direttore generale Damien Comolli, recentemente promosso ad amministratore delegato, ha confermato a novembre che i colloqui con Vlahovic sarebbero ripresi solo dopo la stagione, affermando: “Abbiamo un’intesa con Dusan tramite Giorgio Chiellini; nessuna distrazione ora”. Eppure, questo limbo rischia di perderlo a mani basse, riecheggiando partenze passate come quella di Paul Pogba, e mettendo a dura prova il budget per i rinforzi.
Il terzo problema riguarda le dinamiche di squadra: il crescente isolamento di Vlahovic nello spogliatoio e tra i tifosi. Le promesse iniziali hanno lasciato il posto a critiche dopo errori di alto profilo e una lite pubblica con gli ultras dopo un pareggio contro il Venezia lo scorso anno. Sotto la guida di Tudor, è stato spesso messo in panchina, alimentando risentimento; anche ora, emergono voci di favoritismo nei confronti del nuovo acquisto Jonathan David.

L’arrivo di Spalletti ha inizialmente dato nuova linfa a Vlahovic, che ha giocato titolare in tutte le partite di novembre, segnando due gol e coordinando efficacemente il gioco contro lo Sporting. I tifosi hanno inneggiato al suo nome durante il pareggio del derby di Torino con il Torino, ma le tensioni latenti si sono placate. Secondo alcune fonti, l’infortunio alla schiena di Vlahovic durante l’impegno con la nazionale serba ha esacerbato il senso di abbandono, portando ad accesi scambi di battute in allenamento.
Questi problemi intrecciati – conclusioni irregolari, incertezza contrattuale e attriti relazionali – hanno eroso la calma che contraddistingue Spalletti. Il 66enne tecnico, reduce dalla vittoria dello Scudetto del 2023 con il Napoli e da una breve parentesi in Nazionale, prospera grazie all’armonia e al pressing alto. Eppure, dopo il derby, le sue sfuriate a bordo campo e i suoi vivaci gesti in panchina tradivano una pressione crescente, come immortalato in clip virali dall’Allianz Stadium.
Informazioni privilegiate rivelano che la frustrazione di Spalletti ha raggiunto il culmine dopo lo 0-0 contro il Torino dell’8 novembre, dove Vlahovic ha sprecato due nitide occasioni nonostante il mal di schiena. “È la nostra migliore opzione in attacco, ma non può continuare così”, ha confidato Spalletti ai collaboratori, secondo La Gazzetta dello Sport. Le notti insonni e i cambiamenti tattici dell’allenatore, come l’impiego di Teun Koopmeiners al centro della difesa, sono un segnale di disperazione. La posizione a metà classifica della Juventus – settima dopo nove partite, a nove punti dal Napoli – amplifica la posta in gioco. Il mandato di Spalletti include la qualificazione alla Champions League, con un prolungamento automatico del contratto ad essa collegato. La forma di Vlahovic ha un impatto diretto su questo; senza un rendimento costante, il nucleo giovane della squadra, che include Kenan Yildiz e Andrea Cambiaso, non ha il punto focale per sbloccare le difese.

Con l’avvicinarsi della sosta per le nazionali di novembre, le tensioni sono esplose. Il problema alla schiena di Vlahovic rischiava di escluderlo dalle qualificazioni mondiali della Serbia, spingendo i medici del club a intervenire. Spalletti, che teneva alla coesione della squadra, ne chiese il richiamo a Torino per una valutazione, scontrandosi con lo staff della nazionale. Questo episodio ha evidenziato il peso personale, con l’allenatore che, a quanto pare, avrebbe criticato aspramente una lavagna tattica in una riunione a porte chiuse.
La decisione sconvolgente è arrivata rapidamente il 12 novembre, pochi giorni dopo la presentazione dell’amministratore delegato di Comolli. In una mossa che ha lasciato di stucco il Torino, Spalletti ha messo in panchina Vlahovic per la prossima partita di Serie A contro la Cremonese, optando invece per un duo formato da David e Lois Openda. “È un’evoluzione tattica”, ha spiegato Spalletti seccamente, ma fonti confermano che si trattava di un ultimatum diretto: migliorare o affrontare il mercato.
Le reazioni dei tifosi sono esplose online e sugli spalti. Gli ultras hanno srotolato striscioni che mettevano in discussione la gerarchia, mentre i social media erano invasi dai trend #VlahovicOut. “Tradire il nostro capitano?” ha twittato un tifoso, accumulando migliaia di “Mi piace”. Opinionisti come Gianluca Zambrotta hanno invitato alla pazienza, definendolo “il colpo da maestro di Spalletti per riaccendere la fiamma”, ma il divario si è aggravato.
Questa panchina non è una semplice rotazione; è un cambiamento epocale. Secondo quanto riportato da Sky Italia, la Juventus starebbe valutando con discrezione le offerte di Bayern Monaco e Tottenham, che avevano precedentemente raffreddato l’interesse ma sono rientrati in campo in mezzo alla polemica. Vlahovic, un tempo ribelle alle ricchezze saudite, ora si trova ad affrontare la finestra di gennaio in cui un prestito potrebbe concretizzarsi per recuperare il suo valore.
La scommessa di Spalletti rischia di provocare reazioni negative a breve termine, ma mira a una chiarezza a lungo termine. Mettendo da parte il giocatore da 12 milioni di euro, non segnala alcun pericolo, riecheggiando la sua epurazione dei giocatori sottotono del Napoli. Eppure, con la sovraperformance di Vlahovic in termini di xG nelle ultime partite – convertendo il 20% delle occasioni – la mossa rasenta la provocazione, potenzialmente alienando un giocatore fondamentale per le aspirazioni al titolo.
La leggenda del club Giorgio Chiellini, ora consulente strategico, ha mediato con urgenza, negoziando un “patto” per i colloqui post-stagione. Comolli ha ribadito, sottolineando: “Vincere è la nostra ossessione; Dusan sa che la porta è aperta”. Ma per i tifosi, l’immagine di Vlahovic che si trascina verso la panchina evoca dolorosi ricordi dell’esilio di Moise Kean. Mentre la Juventus punta alla ripresa – prossimamente ospiterà l’Udinese – la saga di Vlahovic racchiude in sé problemi più ampi: una squadra che fonde gioventù ed esperienza, ma è frammentata dall’incostanza. La compostezza di Spalletti, un tempo incrollabile, ora dipende dai risultati. Se la panchina dovesse innescare una rinascita, verrà acclamato come un genio; un fallimento potrebbe smantellare il suo mandato prima della primavera.
La tifoseria, strenuamente fedele nonostante scandali e ricostruzioni, è sconvolta da questo shock. Circolano petizioni per il reintegro di Vlahovic, mentre le vendite del merchandising della sua maglia numero 9 calano. “È il nostro combattente”, si è lamentato un negoziante di Torino. Eppure, nella visione di Spalletti di un attacco fluido e implacabile, la tolleranza per gli errori diminuisce.
Guardando al futuro, gennaio si profila come un bivio. Con il Fair Play Finanziario che incombe, cedere Vlahovic potrebbe finanziare il rafforzamento del centrocampo: Spalletti brama Stanislav Lobotka del Napoli. In alternativa, un patto rinnovato potrebbe consolidarlo come punta di diamante, accanto al talento di Yildiz. In ogni caso, questo episodio ha ridefinito le lealtà alla Continassa.
Alla fine, la narrazione della rinascita della Juventus ruota attorno alla ricucitura di queste fratture incentrate su Vlahovic. La scioccante chiamata di Spalletti, nata da nervi a fior di pelle, costringe all’introspezione: il serbo è un enigma risolto o un enigma irrisolvibile? Con l’arrivo dell’inverno, Torino attende risposte, con il sogno Scudetto appeso a un filo.