“FA PEGGIO DI ME ANCHE ALLA NAZIONALE ITALIANA 🤣” – L’affondo diretto dell’allenatore Spalletti contro Gattuso ha fatto tremare l’intera comunità calcistica italiana. Meno di 30 minuti dopo, Gattuso ha risposto con una verità scioccante, una verità che covava da tempo nel calcio italiano e che ha lasciato tutti sbalorditi.

Il tweet di Luciano Spalletti ha colpito come un fulmine a ciel sereno in un piovoso pomeriggio milanese. L’ex ct della Nazionale, ora alla guida della Juventus, non ha resistito alla frecciatina dopo l’umiliante sconfitta casalinga per 1-4 degli Azzurri contro la Norvegia di Gennaro Gattuso. “Ha reso la Nazionale peggiore persino di me 🤣”, ha scritto Spalletti, allegando una clip del gol decisivo della Norvegia.
Il tempismo è stato impietoso. L’Italia era appena crollata a San Siro, sprecando un vantaggio all’intervallo e subendo tre gol nella ripresa. I tifosi, già furiosi per le difficoltà legate ai playoff, sono esplosi online. Hashtag come #SpallettiTroll e #GattusoOut sono diventati di tendenza in pochi minuti in tutta Italia.
Le parole di Spalletti hanno colpito ancora di più a causa della storia. Esonerato a giugno dopo una sconfitta esterna per 3-0 contro gli stessi norvegesi, ha lasciato una squadra a pezzi dopo il flop degli Europei. Eppure, il suo trionfo a Napoli e la sua abilità tattica lo rendevano intoccabile agli occhi dei tifosi. Sembrava una questione personale, un ex mentore che girava il coltello nella piaga.
Gattuso, l’ardente ex guerriero del Milan diventato allenatore, era a metà conferenza quando i suoi collaboratori gli hanno piazzato i telefoni in faccia. Il suo viso era rosso, le vene gonfie come ai tempi in cui giocava. “Luciano vuole ridere? Bene. Ma parliamoci chiaro”, ringhiò, fermandosi per permettere alle telecamere di zoomare.

Appena 25 minuti dopo il post di Spalletti, Gattuso sganciò la bomba. “La verità sconvolgente? Le nostre federazioni hanno soffocato i nostri giovani per decenni. Il 70% di mediocrità straniera in Serie A, privando i vivai di opportunità. Ecco perché dissanguiamo i talenti all’estero. Non io, non Spalletti: il sistema!”
La sala si bloccò. I giornalisti scarabocchiarono furiosamente; uno sussultò in modo udibile. La replica di Gattuso non era solo una difesa, era un atto d’accusa. Per anni, le voci sulla cattiva gestione della FIGC sotto Gabriele Gravina risuonavano negli uffici, ma nessun allenatore osava esprimerle pubblicamente in questo modo.
Il punto debole del calcio italiano è stato scoperto: i club privilegiano i flop stranieri rispetto alle stelle nostrane, bloccando il processo di crescita dell’Italia. La scorsa stagione, solo il 28% dei minuti di Serie A è andato a giocatori italiani Under 23, secondo le statistiche UEFA. Nazioni come la Francia prosperano grazie ai giocatori d’esportazione; l’Italia li guarda andarsene.
Spalletti, che guardava da Torino, non ha reagito immediatamente. Ma fonti della Juventus hanno lasciato intendere un certo fastidio: dopotutto, ha ereditato proprio quel pasticcio. Il suo tweet mirava a evidenziare l’ingenuità tattica di Gattuso, come rimanere con una formazione fallimentare agli Europei senza sangue fresco.
I social media sono esplosi. L’ex giocatore Alessandro Del Piero ha twittato il suo sostegno a Gattuso: “Rino parla a nome di tutti noi. È ora di riformare, non di ridicolizzare”. Nel frattempo, gli ultras cantavano slogan anti-FIGC fuori Coverciano, chiedendo la testa di Gravina.

La faida risale al caos di giugno. Il fiasco di Spalletti in Norvegia – stelle assenti, formazione sperimentale – ha innescato la sua uscita. Buffon, influencer della FIGC, ha promosso Gattuso come “passione incarnata”. Eppure, sotto la guida di Rino, l’Italia ha strappato vittorie a squadre deboli, ma è implosa contro prove vere.
La vendetta della Norvegia è stata una crudeltà poetica. La doppietta di Haaland, l’assist magistrale di Ødegaard: la difesa italiana, immutata dall’era Spalletti, è trapelata come un colabrodo. Il ruggito di Gattuso all’intervallo per “combattere come leoni” è svanito; la paura del secondo tempo ha attanagliato gli Azzurri.
La verità di Gattuso risuona perché è inconfutabile. L’ultima vittoria dell’Italia ai Mondiali: il 2006, costruita su giovani come Pirlo, coltivata in patria. Oggi? Talenti come Scalvini fuggono in prestito in Premier League. Secondo quanto riportato dalla FIGC, l’afflusso straniero privilegia le soluzioni rapide rispetto a una visione a lungo termine.
La presa in giro di Spalletti, condita con emoji, puzzava di schadenfreude. Ma Gattuso ha ribaltato la situazione, trasformando la vittima in profeta. “Ho urlato negli spogliatoi per anni”, ha aggiunto. “Non si tratta di perdere contro il fantasma di Luciano. Si tratta di salvare la nostra anima”.
I vertici della FIGC si agitarono. Gravina rilasciò una vaga dichiarazione: “Unità contro la divisione”. Eppure, gli addetti ai lavori sussurrano di riunioni d’emergenza. Con i playoff di marzo alle porte – potenziali avversari come Ucraina o Polonia – i colloqui di riforma si intensificano. Le parole di Gattuso catalizzeranno il cambiamento?

I tifosi, segnati dalle assenze del 2018 e del 2022, oscillano tra disperazione e sfida. Sui forum si vocifera: “Spalletti ha ragione, Gattuso ha perso la testa”. Altri: “Rino è l’eroe che smaschera il marciume”. I sondaggi della Gazzetta mostrano che il 62% sostiene le critiche di Gattuso.
A livello internazionale, si sono alzate le sopracciglia. Gabriele Marcotti della BBC l’ha definita “la guerra civile italiana”, mentre ESPN si chiedeva: “Questa frattura guarirà o accelererà il declino degli Azzurri?”. Le testate inglesi, che hanno messo gli occhi su talenti come Camarda, sbavano all’idea di possibili incursioni.
La replica di Gattuso ha portato alla luce un vulcano in piena ebollizione. Per decenni, la passione italiana ha mascherato il degrado strutturale: stranieri strapagati, giovanili sottofinanziati, ingerenze politiche. La risata di Spalletti ha incrinato la facciata; la verità di Gattuso ha fatto piovere lava.
Mentre calava la notte su Milano, Spalletti ha messo “Mi piace” a un post di un fan che elogiava la sua “onestà”. Una sottile escalation? Gattuso, imperturbabile, ha pubblicato una clip del 2006: Cannavaro che solleva il trofeo. Didascalia: “Questi siamo noi. Non scuse. Riforma ora”.
La comunità si agita, dai bar di Napoli ai caffè di Roma. Le proteste fermentano; circolano petizioni per mandati per le giovanili. Il troll di Spalletti ha scatenato la furia, ma la rivelazione di Gattuso esige un’azione. Il calcio italiano vacilla: ricostruirà o ripeterà i fantasmi della storia?
Tra le ceneri di questa faida, la speranza vacilla. I playoff attendono, ma anche la resa dei conti. Spalletti osserva dalla panchina bianconera; Gattuso raduna il suo gregge frammentato. Il destino degli Azzurri? Non è legato solo alla tattica, ma al confronto con lo specchio che Gattuso ha offerto.