🚨 “LAVORIAMO OGNI GIORNO, E LUI NON HA IL DIRITTO DI PRETENDERE DI PIÙ!” Spalletti alla fine ha perso la pazienza e ha lanciato una sfida durissima dopo una serie di richieste pressanti che il Presidente Comolli gli ha continuamente rivolto. Ma il culmine non si è fermato lì. Tutto è esploso davvero solo quando il Presidente della Juventus in persona ha improvvisamente lanciato un’ULTIMA ORA che ha messo in agitazione tutto il calcio italiano…

Nel mondo del calcio italiano, ad alto rischio, poche storie coinvolgono la nazione come i tumulti interni alla Juventus. La nomina di Luciano Spalletti ad allenatore a fine ottobre 2025 avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta per i bianconeri in difficoltà.
Dopo aver esonerato Igor Tudor a seguito di una serie di pareggi e sconfitte, il club si è rivolto all’esperto allenatore, reduce dalla sua esperienza con la nazionale italiana.
I tifosi speravano che il talento offensivo di Spalletti, affinato a Napoli e Roma, avrebbe riacceso la scintilla in una squadra che languiva a metà classifica.
Eppure, a poche settimane dal suo incarico, le crepe si stanno già manifestando, con voci di discordia che echeggiano tra i corridoi della Continassa.L’arrivo di Spalletti è stato annunciato con cauto ottimismo.
Il 66enne toscano ha firmato un contratto fino al termine della stagione, con un’opzione di rinnovo in base alle prestazioni. Durante la conferenza stampa di presentazione, insieme al direttore generale Damien Comolli, ha parlato di unità e visioni condivise.
“Siamo qui per costruire qualcosa di duraturo”, ha dichiarato Spalletti, sottolineando la sua filosofia di un calcio fluido e basato sul possesso palla. Comolli, il dirigente francese prelevato da Tolosa, ha elogiato il curriculum di Spalletti, definendolo una “mente creativa per il calcio moderno”.

All’epoca, sembrava il perfetto connubio tra ambizione e competenza, soprattutto dopo gli acquisti estivi di Jonathan David, Lois Openda ed Edon Zhegrova da parte della Juventus, mirati a rafforzare l’attacco.Tuttavia, sotto la superficie levigata, le tensioni covavano.
Comolli, nominato nel giugno 2025, è stato l’architetto della ricostruzione della Juventus, implementando strategie di reclutamento basate sui dati che danno priorità all’analisi dei dati rispetto allo scouting tradizionale. Il suo approccio “algoritmico” ha ricevuto elogi per gli accordi oculati, ma critiche per aver trascurato l’alchimia di squadra.
Spalletti, un allenatore che prospera grazie alla gestione intuitiva dei giocatori, si sarebbe scontrato con questo stile metodico fin dal primo giorno. Fonti vicine al club rivelano che Spalletti ha cercato maggiori input sui trasferimenti, in particolare un centrocampista dinamico per consolidare il suo 4-3-3.
Comolli, tuttavia, è rimasto fedele al suo schema, dando priorità agli attaccanti per sfruttare gli spazi, una decisione che ha lasciato Spalletti frustrato a causa del calo dei risultati iniziali.I primi segnali di tensione pubblica sono emersi dopo una grintosa vittoria per 3-2 in Champions League contro il Bodø/Glimt il 25 novembre.
Jonathan David, acquisto estivo di Comolli dal Lille, ha segnato il gol della vittoria, ma i commenti di Spalletti nel post-partita sono stati intrisi di frecciatine.

“Questi giocatori sono considerati scarsi da molti, e sta a loro dimostrare che chi dubita si sbaglia”, ha detto di David e Openda, con Dusan Vlahovic fuori per infortunio. Il giornalista italiano Fabio Ravezzani ha definito le dichiarazioni “sconcertanti”, sottolineando che “indeboliscono anziché esaltare”.
Si vocifera che Comolli le abbia viste come un affronto diretto alla sua abilità nel reclutamento, soprattutto perché i due erano stati i suoi sponsor personali, costati complessivamente oltre 100 milioni di euro.Con l’accumularsi dei sorteggi – tre di fila in tutte le competizioni – la pressione aumentava.
La Juventus era ottava in Serie A, a otto punti dalla capolista Inter, con i tifosi sempre più irrequieti. Spalletti, noto per la sua presenza passionale a bordo campo, iniziò a sfogarsi in privato sulle “aspettative irrealistiche” provenienti dalla dirigenza.
Comolli, nel frattempo, è stato messo sotto esame per il quadro alternivo della sessione estiva: João Mario è sceso in campo a malapena, Zhegrova ha giocato solo 107 minuti e la squadra mancava di grinta a centrocampo.
In un’accesa riunione della scorsa settimana, Spalletti avrebbe chiesto rinforzi per gennaio, avvertendo che senza di loro la “mediocrità” della squadra sarebbe persistita.
Comolli avrebbe replicato che i budget erano ristretti a causa di problemi di fair play finanziario, invitando ad avere pazienza con la rosa attuale.Il punto di rottura è arrivato il 29 novembre, dopo una combattuta vittoria per 2-0 contro il Cagliari.
Il giovane Kenan Yildiz ha brillato con un gol e un assist, ma la frustrazione di Spalletti si è riversata in sala stampa. “Stiamo lavorando duro ogni singolo giorno, mettendoci l’anima”, ha esploso quando gli è stato chiesto di sottolineare le incongruenze della squadra.
“E lui – Comolli – non ha il diritto di pretendere di più! Abbiamo dato tutto, ma i pezzi non combaciano a causa di decisioni prese senza una piena consultazione”. Lo sfogo, ripreso in diretta da Sky Sport Italia, ha sbalordito i giornalisti.

Si è trattato di una sfida diretta all’autorità di Comolli, inquadrando il direttore generale come l’artefice dei problemi in corso. I social media sono esplosi, con l’hashtag #SpallettiVsComolli che è diventato di tendenza in tutta la nazione, mentre i tifosi discutevano sulla lealtà.
La risposta di Comolli è stata rapida ma misurata. In un comunicato del club la mattina successiva, ha ribadito il “totale allineamento” con Spalletti, elogiando “l’impegno incrollabile” dell’allenatore.
Tuttavia, gli addetti ai lavori dipingono un quadro più fosco: un vertice a tarda notte all’Allianz Stadium in cui i membri del consiglio di amministrazione, tra cui Giorgio Chiellini nel suo ruolo istituzionale, hanno mediato la situazione di stallo.
Spalletti è rimasto fermo, insistendo sul potere di veto sugli acquisti di gennaio, mentre Comolli ha spinto per modifiche basate sui dati piuttosto che per cambiamenti radicali. L’incontro si è concluso in una situazione di stallo, con entrambi i dirigenti che hanno concordato una fragile tregua, per ora.
La leggenda della Juventus Chiellini, sempre diplomatico, avrebbe esortato all’unità, ricordando la gloriosa storia di resilienza del club.Ma la vera ondata di shock si è verificata il 30 novembre, quando il presidente della Juventus Gianluca Ferraro – in carica ad interim dopo l’addio di Andrea Agnelli nel 2022 – ha lanciato un ultimatum bomba.
In una nota trapelata al consiglio di amministrazione, poi confermata dal Corriere dello Sport, Ferraro dichiarò: “Entro la fine della stagione, dobbiamo garantire un piazzamento tra le prime quattro e la qualificazione in Champions League, altrimenti ci saranno problemi tecnici e dirigenziali”.
La dichiarazione, indirizzata specificamente a Comolli e Spalletti, chiedeva “immediata assunzione di responsabilità” e minacciava interventi strutturali in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi.
Si tratta di un’impresa ardua, dato il continuo recupero finanziario della Juventus dagli scandali passati, tra cui una multa di 156.000 euro per falso in bilancio all’inizio di quest’anno.Il calcio italiano è in subbuglio per le implicazioni.
Club rivali come il Napoli, ancora scottati dal “tradimento” di Spalletti per essersi unito ai loro acerrimi rivali, amplificano allegramente il caos. Gli ultras del Napoli hanno srotolato striscioni che lo definivano un “traditore”, riaprendo vecchie ferite dal suo trionfo nello Scudetto del 2023.
Beppe Marotta dell’Inter, che osservava da lontano, ha ironizzato dicendo che “il dramma della Juventus è la migliore telenovela della Serie A”.

Gli esperti ipotizzano un effetto domino: Antonio Conte, attualmente al Napoli, potrebbe tornare a Torino se Spalletti dovesse vacillare? O il posto di Comolli potrebbe essere il primo a essere tagliato, con l’amministratore delegato di Exor John Elkann che punta a un rilancio completo all’assemblea degli azionisti di novembre?Per Spalletti, l’ultimatum è personale.
L’uomo che ha posto fine al digiuno di scudetti del Napoli durato 33 anni e ha guidato l’Italia alla gloria di Euro 2024 ora lotta per la sua eredità in un club sinonimo di dominio.
“Ogni partita è un’opportunità per sfuggire alla mediocrità”, ha detto dopo il Cagliari, con voce dura. Eppure, con Vlahovic che rischia di restare fuori fino a tre mesi per un infortunio al ginocchio, la pressione si intensifica.
Openda e David devono farsi avanti, altrimenti la visione audace di Spalletti rischia di sgretolarsi sotto l’esame del consiglio di amministrazione.Comolli, da parte sua, difende con veemenza la sua strategia. “Siamo ossessionati dalla vittoria, e Spalletti è fondamentale per questo”, ha ribadito in un’intervista radiofonica.
Ma critici come Stefano Discreti bollano le sue “parole circostanziali” come evasive, indicando una mancanza di reale responsabilità nei fallimenti estivi.
Mentre la Juventus si prepara a un dicembre impegnativo – affrontando Milan, Atalanta e una sfida di Champions League con il Manchester City – il tempo stringe.Questa saga trascende un singolo club; è un microcosmo dell’evoluzione della Serie A.
In un’epoca di vincoli finanziari e scouting globale, lo scontro tra allenatore artistico e gestione algoritmica mette alla prova la vecchia guardia e la nuova.
Il fuoco di Spalletti rinascerà dalle ceneri, o i calcoli di Comolli prevarranno? Il calcio italiano trattiene il fiato, sapendo che le conseguenze potrebbero ridisegnare la corsa allo Scudetto. Una cosa è certa: a Torino la pazienza si sta esaurendo e il bel gioco è appena diventato molto più brutto.