
Filippo Baroncini, giovane talento del ciclismo italiano, ha fatto dichiarazioni forti riguardo il pericolo presente sul percorso del Tour de Pologne 2025. L’atleta ha accusato direttamente gli organizzatori della corsa polacca di aver progettato un tracciato che, secondo lui, non rispetta i minimi standard di sicurezza. In un’intervista che ha fatto subito il giro del mondo, Baroncini ha affermato di non voler correre lo stesso destino di Bjorg Lambrecht, il ciclista belga tragicamente scomparso durante la corsa nel 2019 a causa di un incidente in un tratto particolarmente pericoloso della gara.
“Tratti di strada come questi praticamente invitano agli incidenti”, ha detto Filippo Baroncini, riferendosi alle parti del percorso del Tour de Pologne che presentano curve troppo strette, asfalto irregolare e discese pericolose. Il ciclista ha messo in evidenza che, sebbene le gare di livello mondiale siano caratterizzate da sfide impegnative, è fondamentale che gli organizzatori garantiscano percorsi sicuri per tutelare l’incolumità dei corridori.
Baroncini ha ricordato che la sicurezza degli atleti non può essere messa in discussione solo per motivi di spettacolo. Il rischio di incidenti mortali, come quello che ha coinvolto Lambrecht, non deve essere minimizzato, ma preso sul serio da chi organizza gli eventi ciclistici di alto livello. Le sue parole hanno sollevato un acceso dibattito nella comunità ciclistica, con molti che si sono schierati dalla sua parte, chiedendo un ripensamento sul design dei percorsi delle future edizioni.
Non solo accuse, ma anche richieste concrete sono emerse dalle dichiarazioni di Baroncini. L’atleta ha chiesto agli organizzatori del Tour de Pologne di scusarsi pubblicamente per la gestione del percorso e di compensare completamente i danni subiti dai ciclisti a causa delle condizioni pericolose. “La sicurezza deve essere una priorità, non un’aggiunta”, ha sottolineato con fermezza Baroncini, che si è detto pronto a lottare affinché simili situazioni non si ripetano in futuro.
Subito dopo le dichiarazioni di Baroncini, anche altri ciclisti di fama internazionale hanno preso posizione. Alcuni atleti, tra cui nomi illustri del ciclismo professionistico, hanno espresso solidarietà al corridore italiano, chiedendo più attenzione per la sicurezza e per il benessere degli atleti. Altri hanno avviato azioni concrete, tra cui la creazione di un comitato che solleciti le autorità competenti a rivedere le normative di sicurezza per le gare internazionali.
Le parole di Filippo Baroncini non sono passate inosservate e hanno acceso un dibattito che potrebbe cambiare il futuro del ciclismo professionistico. La sua denuncia, che parte dal tragico ricordo di Bjorg Lambrecht, è un appello urgente alla responsabilità di chi organizza le gare. Il ciclismo deve rimanere uno sport di adrenalina e sfida, ma non a costo della vita. La sicurezza, ora più che mai, deve essere al primo posto.