L’ASSASSINO CHE HA UCCISO 1.000 PERSONE È MORTO IN UN MARE DI FUOCO: il famigerato ufficiale delle SS Joachim Peiper si è finto una vittima per sfuggire alla giustizia e NON HA MOSTRATO ALCUN RIMORSO fino ai suoi ultimi istanti.

Joachim Peiper (1915-1976), noto come Jochen Peiper, era un ufficiale di alto rango delle Waffen-SS durante la seconda guerra mondiale, servendo come aiutante di Heinrich Himmler e comandando unità in campagne chiave. Condannato per crimini di guerra per il massacro di Malmedy, fu condannato a morte nel 1946 ma rilasciato nel 1956.

 La sua morte nel 1976, bruciato vivo in Francia, rimane controversa. Questa analisi, basata su fonti storiche come Wikipedia e documenti processuali, fornisce una descrizione obiettiva della vita, del ruolo militare, dei crimini e della morte di Peiper, a fini educativi per comprendere la responsabilità nell’era dell’Olocausto senza promuovere la violenza.

Primi anni di vita e coinvolgimento nazista

Joachim Peiper è nato il 30 gennaio 1915 a Wilmersdorf, Berlino, come terzo figlio di un ufficiale dell’esercito imperiale tedesco. Cresciuto in una famiglia nazionalista, si unì alla Gioventù Hitleriana quando compì 18 anni, il 30 settembre 1933, lo stesso giorno in cui Adolf Hitler divenne cancelliere.

 La Gioventù Hitleriana, un’organizzazione paramilitare, addestrava i bambini per il futuro servizio militare attraverso esercitazioni, maneggio di armi, lavori agricoli e sport come la boxe, promuovendo il cameratismo e il sacrificio per la Patria.

Peiper si arruolò nella SS-Verfügungstruppe nel 1935, avanzando rapidamente. Nel 1938 si unì al partito nazista e prestò servizio come aiutante di Himmler dal novembre 1940 all’agosto 1941, assistendo alle prime fasi dell’Olocausto, inclusa la liquidazione del ghetto di Łódź.

Carriera militare e crimini di guerra

Peiper comandò il 1° reggimento SS Panzer nella 1° divisione SS Panzer Leibstandarte SS Adolf Hitler, combattendo sul fronte orientale, in Italia e sul fronte occidentale. Nel 1943 la sua unità commise il massacro di Boves, uccidendo 23 civili italiani. Durante l’operazione Barbarossa nel 1941, partecipò all’omicidio di civili sovietici, incluso il rogo vivo di 240 persone vicino a Gzhatsk.

Il suo atto più noto fu il massacro di Malmedy il 17 dicembre 1944, durante la battaglia delle Ardenne. Il Kampfgruppe di Peiper catturò 84 soldati americani vicino a Malmedy, in Belgio; I suoi uomini li giustiziarono con le mitragliatrici. Altri omicidi includevano 274 prigionieri di guerra americani e 111 civili belgi nelle Ardenne. Peiper fu anche accusato della morte di 1.000 civili sovietici nel 1943, sebbene non fu mai processato.

Processo e reclusione

Arrestato il 21 agosto 1945, Peiper fu processato nel processo sul massacro di Dachau Malmedy (dal 16 maggio al 16 luglio 1946) con 74 imputati, tra cui Sepp Dietrich. Condannato per crimini di guerra, fu condannato a morte il 16 luglio 1946. La sua difesa citò testimonianze ottenute sotto costrizione, ma la corte confermò il verdetto. Le sentenze furono commutate in ergastolo nel 1951; Peiper fu rilasciato sulla parola il 22 dicembre 1956, dopo 11,5 anni, di cui 55 mesi nel braccio della morte.

Dopo il suo rilascio, ha lavorato come traduttore in Germania e Francia, unendosi all’HIAG, un gruppo di veterani delle Waffen-SS che sostiene la riabilitazione. Impiegato alla Porsche nel 1959, fu licenziato nel 1964 dopo che il suo passato venne alla luce. Trasferitosi a Traves, in Francia, nel 1972, tradusse libri di storia e negò i suoi crimini, sostenendo di esserne una vittima.

Morte e polemiche

Il 14 luglio 1976 la casa di Peiper fu bombardata con bombe incendiarie; Il suo corpo carbonizzato è stato trovato all’interno, colpito due volte. Le autorità francesi hanno indagato, sospettando vigilantes di estrema sinistra o antinazisti, ma non è stato effettuato alcun arresto. Gli opuscoli lo definivano un criminale di guerra; Le minacce hanno preceduto l’attacco. I neonazisti lo consideravano un martirio; I funzionari francesi lo hanno visto come un ritardo nella giustizia.

Il caso, 30 anni dopo Malmedy, mise in luce le tensioni irrisolte della Seconda Guerra Mondiale. La morte di Peiper, dieci anni dopo il suo rilascio, chiuse un capitolo su un uomo impenitente, che nelle interviste lodò persino Hitler.

Eredità e riflessione

La storia di Peiper illustra la criminalità delle Waffen-SS, combinando il combattimento con le atrocità. Il processo Malmedy costituì un precedente per la difesa degli “ordini superiori”. La loro partecipazione all’HIAG ha perpetuato il revisionismo, ma le testimonianze dei sopravvissuti hanno preservato la verità.

Storici come Danny S. Parker inIl guerriero di Hitlerlo ritraggono come una figura complessa, affascinante ma spietata, intrappolata dall’ideologia. La sua morte sottolinea i pericoli del vigilantismo e della ricerca della giustizia.

La carriera di Joachim Peiper dalla Gioventù Hitleriana al comandante delle SS e la sua fine infuocata nel 1976 riflettono le complessità morali della Seconda Guerra Mondiale. Condannato da Malmedy e Boves, la sua mancanza di pentimento e la morte da vigilante evidenziano le sfide della responsabilità.

Per gli appassionati di storia, la sua eredità sollecita il ricordo delle vittime (84 americani, 23 italiani, 1.000 sovietici) e lezioni sui pericoli dell’ideologia. La storia di Peiper ci ricorda che dobbiamo affrontare il passato con prove, incoraggiando l’empatia e la vigilanza per evitare la ripetizione.

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