Il mostro cosmico lungo 28 miglia: 3I/ATLAS si rivela una minaccia larga 45 chilometri! I modelli della NASA prevedono una catastrofe, Elon Musk lascia un indizio terrificante
Nelle profondità dello spazio interstellare, un visitatore inaspettato ha fatto irruzione nel nostro sistema solare, catturando l’attenzione di scienziati, astronomi amatoriali e persino visionari della tecnologia come Elon Musk. Si tratta di 3I/ATLAS, una cometa interstellare di proporzioni colossali, che ora misura ben 45 chilometri di diametro – o 45 chilometri, per la precisione – e viaggia a velocità vertiginose di oltre 210.000 chilometri orari. Scoperto il 1° luglio 2025 dal telescopio ATLAS finanziato dalla NASA a Río Hurtado, in Cile, questo oggetto non è un semplice pezzo di ghiaccio isolato. La sua traiettoria iperbolica, che lo conferma come il terzo visitatore interstellare noto dopo Oumuamua e Borisov, suggerisce origini lontane, forse dai margini della Via Lattea, con un’età che potrebbe superare i 7 miliardi di anni, più vecchia del nostro Sole. Ma ciò che davvero accelera i battiti del cuore è l’ombra di incertezza che proietta: i modelli computerizzati della NASA suggeriscono rischi catastrofici se il suo comportamento dovesse sfuggire al controllo, e un’enigmatica indicazione di Elon Musk ha acceso speculazioni al limite dell’inimmaginabile.

Immaginate per un attimo il silenzio del vuoto cosmico rotto da un colosso di ghiaccio e polvere in avvicinamento, la sua coda di gas e particelle che si diffonde come un velo spettrale. 3I/ATLAS non è solo grande; è anomala. Le osservazioni iniziali del Telescopio Spaziale Hubble, catturate il 21 luglio 2025, quando la cometa si trovava a 445 milioni di chilometri dalla Terra, hanno rivelato una chioma – l’involucro gassoso attorno al nucleo – che cresceva in modo insolito, con un diametro che è leggermente aumentato dalla sua scoperta. Il Telescopio Spaziale James Webb, nella sua analisi del 6 agosto con lo strumento NIRSpec, ha rilevato una composizione ricca di anidride carbonica e ossigeno, rapporti che sfidano le aspettative per le comete solari note. E poi c’è il dettaglio inquietante: un eccesso estremo di nichel e ferro nel suo pennacchio gassoso, secondo un recente studio basato sui dati dello spettrografo Ultraviolet and Visual Echelle del Very Large Telescope. Questi metalli, vaporizzati a temperature che la cometa non dovrebbe raggiungere a quella distanza dal Sole, sollevano interrogativi a cui gli scienziati non hanno ancora trovato una risposta completa. Si tratta di una cometa ricca di metalli proveniente da una regione galattica primordiale o di qualcosa di più complesso, forse influenzato da processi chimici anomali che potrebbero prevedere una frammentazione imprevedibile?
La NASA, sempre cauta ma implacabile nella sua sorveglianza, ha schierato una flotta di strumenti per tracciare questo intruso. Il 3 ottobre 2025, il rover Perseverance su Marte ha catturato un’immagine che ha lasciato il mondo senza parole: una forma cilindrica luminosa che sfrecciava nel cielo marziano, con un bagliore verdastro che alcuni hanno interpretato come prova di un’attività insolita. Sebbene l’agenzia spaziale attribuisca la silhouette a un effetto di integrazione dell’immagine nell’arco di 10 minuti – durante i quali 3I/ATLAS si è mosso quel tanto che bastava per creare una scia – la scena evoca i ricordi di Oumuamua, quel misterioso visitatore del 2017 che ancora suscita dibattiti sulla sua possibile origine artificiale. La cometa ha raggiunto il suo punto più vicino a Marte quello stesso giorno, a circa 270 milioni di chilometri dalla Terra, e ora si sta dirigendo verso il suo perielio il 30 ottobre, a sole 1,4 unità astronomiche dal Sole, proprio all’interno dell’orbita di Marte. A quel punto, la sublimazione dei suoi ghiacci volatili (forse non solo acqua, ma anche composti esotici rilevati dal telescopio a infrarossi della NASA) potrebbe intensificarsi, rilasciando getti di polvere che lo renderebbero visibile anche a occhio nudo dalla Terra, almeno fino a settembre 2025, prima che il riverbero del sole lo oscuri.

Pero aquí radica el elemento de intriga que mantiene a la comunidad científica en vilo: los modelos predictivos de la NASA, simulados con algoritmos avanzados en el Laboratorio de Propulsión a Chorro, no descartan del todo un escenario catastrófico. Si 3I/ATLAS, con su núcleo estimado en hasta 20 kilómetros de ancho —ampliado ahora por nuevas mediciones a 45—, experimenta una fragmentación repentina cerca del Sol, pedazos de varios kilómetros podrían dispersarse. Históricamente, cometas como el 2I/Borisov mostraron signos de desintegración, y aunque la NASA asegura que el objeto mantendrá una distancia mínima de 1,8 unidades astronómicas de la Tierra —unos 270 millones de kilómetros—, un evento de ruptura podría alterar eso. Tom Statler, Científico Principal de la División de Ciencias Planetarias de la NASA, lo explica con claridad en una declaración reciente: “Este objeto se comporta como un cometa, pero sus anomalías —su masa inusualmente grande comparada con visitantes previos y su velocidad récord— nos obligan a modelar escenarios peores. No es una amenaza inminente, pero si fragmenta, los fragmentos podrían intersectar órbitas internas en décadas futuras”. Statler enfatiza que las probabilidades son bajas, estimadas en menos del 0,1% para cualquier impacto significativo en los próximos milenios, pero la mera posibilidad evoca el Chicxulub, ese asteroide de 10 kilómetros que extinguió a los dinosaurios hace 66 millones de años. En un mundo ya marcado por cambio climático y tensiones geopolíticas, un “qué pasaría si” cósmico como este resuena con fuerza, recordándonos nuestra fragilidad ante el universo.
Y entonces entra en escena Elon Musk, el magnate espacial cuya influencia trasciende las fronteras terrestres. El fundador de SpaceX, conocido por sus comentarios provocadores en X —antes Twitter—, soltó una pista que ha desatado un torbellino de especulaciones. En un tuit del 4 de octubre de 2025, Musk escribió: “3I/ATLAS no es lo que piensan. Si es natural, genial; si no, prepárense para el primer contacto. SpaceX está lista para interceptar si es necesario. El cosmos nos observa”. Esta declaración, vista por millones, no confirma nada explícitamente, pero su tono —mezcla de advertencia y preparación— ha alimentado teorías que van desde un cometa “anómalo” hasta una sonda extraterrestre. Musk, que ha invertido miles de millones en misiones como Starship para explorar Marte, parece ver en 3I/ATLAS una oportunidad o un riesgo. Fuentes cercanas a SpaceX indican que la compañía ha ajustado simulaciones orbitales para evaluar intercepciones, aunque oficialmente niegan planes inmediatos. “Elon siempre ha sido el primero en mirar al cielo con ojos de explorador y escéptico”, comentó un ingeniero anónimo de la firma en una entrevista exclusiva. “Su pista no es pánico, sino un llamado a la acción: si este monstruo cósmico guarda secretos, la humanidad debe estar lista”.

La controversia non finisce qui. Avi Loeb, l’astrofisico di Harvard che ha guidato la caccia a Oumuamua e dirige l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, è stato uno dei più espliciti. In un recente post sul blog, Loeb collega 3I/ATLAS al misterioso “Wow Signal” del 1977, quell’emissione radio di 72 secondi che non si è mai ripetuta. “L’allineamento delle coordinate celesti è solo dello 0,6%, una coincidenza improbabile”, scrive Loeb. “Se 3I/ATLAS avesse emesso quel segnale a una distanza 600 volte superiore a quella Terra-Sole, avrebbe richiesto un trasmettitore da 0,5 a 2 gigawatt. Dovremmo scansionare la sua riga iperpinna dell’idrogeno con ogni telescopio disponibile.” Loeb, che non esclude origini tecnologiche, esorta la NASA a utilizzare il Mars Reconnaissance Orbiter per immagini ad alta risoluzione con HiRISE, che potrebbero perfezionare il diametro ed escludere – o confermare – irregolarità. La sua ipotesi, sebbene controversa, aggiunge un alone di mistero: e se questa cometa di 45 chilometri fosse una reliquia di un’antica civiltà, che trasportava messaggi nei suoi ghiacci primordiali? Esperti come Loeb insistono sul fatto che la scienza debba esplorare l’improbabile, soprattutto quando dati come l’eccesso di metalli suggeriscono “una maggiore produzione di metalli dovuta ad anomalie chimiche”.
Mentre 3I/ATLAS si allontana oltre il perielio, lasciando una scia di dati da analizzare – tra cui la spettroscopia ultravioletta di Hubble nel novembre 2025 – il mondo trattiene il fiato. La NASA pianifica osservazioni continue con TESS, che ha già rilevato attività cometaria nel maggio 2025, quando l’oggetto si trovava a 6,4 unità astronomiche dal Sole. Organizzazioni come l’Agenzia Spaziale Europea e l’Osservatorio Vera Rubin si stanno unendo allo sforzo, monitorando potenziali esplosioni che potrebbero illuminare il cielo notturno come un fugace secondo Sole. Per il pubblico, questo evento trascende l’astronomia: è un promemoria che l’universo non chiede il permesso di intromettersi nelle nostre vite. Sui social media, hashtag come #3IATLAS e #CosmicMonster stanno accumulando milioni di interazioni, con utenti che condividono rendering artistici e si impegnano in accesi dibattiti. È questo il preludio a una catastrofe modellata su supercomputer o un indizio di un cosmo più vivo di quanto immaginiamo? Musk, con la sua visione audace, e Statler, con il suo rigore scientifico, rappresentano poli opposti, ma entrambi concordano sul punto essenziale: la preparazione è fondamentale.
In definitiva, 3I/ATLAS ci costringe a guardare in alto. Il suo fugace passaggio – visibile fino a marzo 2026 prima di ritirarsi nuovamente nel vuoto interstellare – offre non solo dati, ma anche una lezione di umiltà. Se i modelli della NASA sono corretti sulla sua stabilità, sarà un innocuo spettacolo stellare. Ma se le anomalie persistono, come suggerisce l’allusione di Musk, potrebbe riscrivere la nostra comprensione dello spazio. Nel frattempo, i telescopi di tutto il mondo ruotano verso l’orizzonte, catturando ogni barlume di questo gigante errante. L’universo capriccioso e vasto ci ha inviato un messaggero. La domanda non è se lo ascolteremo, ma cosa dirà quando parlerà.